Siracusa e la vittoria su Atene

Siracusa e la vittoria su Atene. Ebbene sì, siamo alla metà del V secolo a.C., l’ Atene di Pericle, attraverso una serie di trattati, come quelli stipulati con Reggio, Segesta e Leontinoi, tenta di creare un solido ostacolo all’egemonia siracusana in Sicilia. Nel 415-413 a.C., dopo limitate spedizioni, risponde alla richiesta di aiuto della sua alleata Segesta, minacciata da Selinunte, e si impegna in una grande spedizione nell’isola contro Siracusa.

guerra-peloponneso

La seconda spedizione ateniese in Sicilia, è magistralmente narrata dallo storico ateniese Tucidide (libri VI e VII). Lo storico confronta, inoltre, le due opposte personalità di Nicia, capo del partito aristocratico conservatore e pacifista, e di Alcibiade, alla guida del partito democratico-bellicista. Nicia, Alcibiade e Lamaco sono i tre strateghi ateniesi a cui è affidata la responsabilità della spedizione. Alcibiade, deve però ben presto abbandonare la spedizione perché è imputato di sacrilegio per lo scandalo delle erme; fu quindi richiamato ad Atene per sottoporlo a processo, ma Alcibiade fuggì nel Peloponneso, rifugiandosi a Sparta, dove elargì i suoi consigli a danno della patria.

Il primo scontro fra Ateniesi e Siracusani avviene presso l’Olympieion di Siracusa. Qui hanno la meglio gli Ateniesi, nonostante la superiorità numerica della cavalleria siracusana. Siamo nell’autunno del 415 a.C. ed i Siracusani eleggono tre nuovi strateghi: Ermocrate, Herakleidas e Sikano, che sollecitano l’alleata Sparta ad inviare aiuti.

assedio di siracusa

L’epilogo della guerra in Sicilia

In primavera gli Ateniesi attaccano Siracusa, portando le flotte nella baia di Thapsos, occupando l’Epipolai e costruendo un lungo muro. Quest’ultimo avrebbe dovuto collegare il quartiere dell’Epipolai con il Porto Grande. Il muro non verrà mai terminato perché presso le lagune del Porto Grande, morirà in battaglia lo stratega ateniese Lamaco. Contemporaneamente, giungeranno in aiuto di Siracusa i Corinzi e gli Spartani, alla guida, rispettivamente, di Gongilo e Gilippo.

A Nicia, rimasto quindi l’unico comandante, vengono allora inviate nuove truppe, che arrivano nel 413 a.C., comandate da Demostene. Ricevuti i rinforzi, gli Ateniesi tentano l’attacco decisivo, ma dopo i successi iniziali, vengono sanguinosamente sconfitti. Indugiano poi troppo a lungo, per volere di Nicia, nelle acque del Porto Grande di Siracusa e quando tentano in ritardo di forzare il blocco nemico, vengono respinti dalle agili navi siracusane. Gli Ateniesi abbandonano allora ciò che resta della flotta e si dirigono, a piedi, verso la città alleata di Kamarina, ma i Siracusani li raggiungono, nei pressi delle rive dell’Assinaros e li costringono alla resa. Nicia e Demostene vengono uccisi. Gli altri prigionieri sono venduti come schiavi o rinchiusi a morire di morte lenta nelle Latomie siracusane.

Si trattò, commenta Tucidide, di un annientamento totale, in cui tutto andò perduto: esercito e flotta. Siracusa, invece, si elevava a regina della Sicilia e dell’intero Mediterraneo greco.

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