L’Orecchio di Dionisio a Siracusa, è uno dei simboli della città
L’Orecchio di Dioniso a Siracusa, si trova nella Latomia del Paradiso, sita all’interno della bellissima Area Archeologica della Neapolis.
Le Latomie siracusane (del Paradiso, di Santa Venera, del Casale e dei Cappuccini) sono delle cave di pietra calcarea, scavate, probabilmente, sin dal VI secolo a.C., con lo scopo di reperire materiale da costruzione per gli edifici della polis greca di Siracusa, allora in grande espansione.
Oggi nella Latomia del Paradiso, tra lussureggianti giardini, si ergono enormi massi di pietra, esito dei numerosi crolli che hanno interessato la zona. Ad un certo punto, ci si trova davanti a quella che un tempo era definita la “Grotta della Favella”, ed oggi, l’Orecchio di Dionisio, dal nome datole dal pittore Caravaggio, che soggiornò a Siracusa da Ottobre a Dicembre del 1608 e qui dipinse il “Seppellimento di Santa Lucia” per la Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro.
Dal punto di vista oggettivo, la grotta è alta circa 23 m e larga dai 5 agli 11 m e si sviluppa in profondità per 65 m. L’escavazione avvenne dall’alto verso il basso, seguendo il tracciato di un precedente sinuoso acquedotto e alle pareti sono a tutt’oggi visibili i segni dell’estrazione della pietra.
L’origine del nome
Il Caravaggio diede alla cavità il nome di “Orecchio” per la sua forma, poiché sia all’esterno che all’interno, presenta notevoli somiglianze con l’orecchio umano, anche se alcuni vogliono vedervi una somiglianza con l’orecchio appuntito degli asini o dei Satiri.
Ma cosa c’entra Dionisio con questa grotta? E’ lo stesso Caravaggio a creare la legenda secondo la quale il celebre tiranno siracusano Dionisio I (405-367 a.C.) si appostasse al termine di un cunicolo scavato nella roccia e posto in alto, proprio all’interno dell’Orecchio, a congiungere questo al Teatro (è a sezione trapezoidale ed è lungo circa 10 m). Da qui, secondo il pittore, Dionisio avrebbe potuto ascoltare, senza essere visto, quello che i prigionieri dicevano di lui anche grazie all’aiuto dell’eco, che amplifica il suono di ben sedici volte.