Noto Antica si trovava sul Monte Alveria, la cui sommità tocca i 420 m., nel sito distrutto dal terremoto del 1693, a circa 8 km più ad est del luogo in cui sorge l’attuale cittadina tardobarocca di Noto che potrai scoprire con una visita guidata dedicata.
Le numerose tombe trovate in prossimità dell’abitato dimostrano che si trattava di un centro siculo, più tardi ellenizzato. La sua prima menzione è in Diodoro (XXIII 4, 1) che riferisce di quando il centro fu ceduto a Siracusa, con il trattato tra Roma e Ierone II del 263 a.C.. La stretta dipendenza da Siracusa in questi anni è, peraltro, testimoniata da un’iscrizione in greco dove si ricorda l’esistenza di “giovani Ieronici” (IG, XIV 240), forse facenti parte di un’associazione paramilitare legata ad un Ginnasio, di cui sono stati rinvenuti alcuni resti.
Sulle pendici a sud-est del Monte Alveria, sono scavati nella roccia due ampi ambienti (Heroa), uno dei quali (quello di destra) preceduto da una sorta di pronao e fornito di una banchina lungo le pareti. Su queste ultime vi sono numerosissime nicchie destinate ai pikakes (quadretti votivi in pietra/ceramica/legno) per il culto dei defunti eroizzati, ampiamente noti anche a Siracusa e ad Akrai.
Cicerone ricorda che Netum era alleata di Roma e vi dimorava un uomo ricchissimo di nome Attalo, che fabbricava per Verre stoffe e tappeti di porpora (Verrine, II 4, 59).
Noto Antica è la più grande città dell’occidente abbandonata in età moderna.
Le testimonianze tangibili di una storia secolare oggi sono affidate ad una serie sconcertante di ruderi, in gran parte nascosti dalla vegetazione, a rare iconografie e a una cospicua serie di documenti archivistici, ancora in buona parte da indagare.