Il “ginnasio romano” di Siracusa

Il “ginnasio romano” di Siracusa, si trova lungo la Via Elorina. Scoperto nel 1864 da Francesco Saverio Cavallari nelle terre Bufardeci, tra la spiaggia del Porto Grande ed il sito denominato “i tre Montoni”, fu erroneamente definito “Bagno Bufardeci”, “Bagno di Venere”, “Bagno di Diana”, “Timoleonteion” e “Piccolo Teatro Romano”.

Il “ginnasio romano” di Siracusa è un affascinante ed enigmatico monumento di età romana imperiale, sul quale negli anni sono state formulate varie ipotesi dagli archeologi che si sono succeduti nell’esplorazione del sito: ginnasio, teatro, santuario o altro?

Si accede al monumento dall’angolo sud, che immetteva in un triportico. Al centro di quest’ultimo, vi sono i resti di un tempietto su podio di tipo italico del quale si conservano diversi elementi architettonici dell’alzato che era di ordine corinzio. Ma a chi era dedicato questo tempio? Filippo Coarelli ha avanzato l’ipotesi che si possa trattare di un santuario dei culti orientali/Serapeion. Il retro del tempietto fa da scena ad un’ampia cavea teatrale che poteva contenere circa 3500 spettatori.

La cattedra di Rilievo e Analisi Tecnica dei Monumenti Antichi dell’Università degli Studi di Catania, nella figura del Prof. Francesco Tomasello e della sua équipe (di cui faccio parte), ha effettuato le più recenti attività scavo all’interno del sito archeologico, pubblicate in un corposo volume nel 2022 con il mio contributo sulla ceramica a vernice nera, la figurata e la coroplastica che potete leggere qui. Il saggio di scavo, conclusosi dopo tre campagne, ha interessato l’area immediatamente sottostante al muro nord del portico, al fine di indagarne le modalità costruttive per una revisione della cronologia e della più verosimile destinazione d’uso dell’edificio nelle sue distinte fasi costruttive. 

Siracusa ed il Sud-Est, così ricchi di cultura e delle testimonianze materiali dei popoli qui giunti, merita che i suoi monumenti siano conosciuti e valorizzati, poiché molti sono quelli non curati e poco noti, perfino agli stessi siracusani.

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